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I DCA – Infanzia, adolescenza, età adulta

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie complesse che riguardano solo apparentemente un disagio del corpo e della funzione alimentare, ma hanno piuttosto a che fare con uno stato di malessere e difficoltà profonda della persona.

L’anoressia e la bulimia colpiscono a tutt’oggi prevalentemente il sesso femminile (circa 90%) pur essendo in grande aumento negli uomini. Insorgono nella maggioranza dei casi durante l’adolescenza anche se l’eta’ di esordio della malattia si sta abbassando e, attualmente, si riscontrano sempre più casi nell’infanzia e nella pubertà (anoressia 0.3%, bulimia 1%, altri disturbi 6%).
In Italia si e’ stimato che la prevalenza di anoressia e bulimia, tra le donne di eta’ compresa tra i 15 e 24 anni, e’ di circa 65.300 casi, pari al 1.5% e che l’incidenza e’ di 15 casi per 100.000 abitanti, pari a circa 8.500 nuovi casi all’anno.

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IL LAVORO ANALITICO e quello con i genitori

Essere orientati dalla Psicoanalisi nella cura dei disturbi alimentari significa innanzitutto mettere al centro della cura il soggetto, il soggetto dell’inconscio per essere precisi, il che significa non considerare il sintomo un deficit o un disfunzionamento.

Nel caso dei disturbi alimentari, non si tratta di normalizzare il comportamento alimentare “disturbato”, bensì porre l’accento sul significato che il sintomo alimentare, nelle sue diverse declinazioni, assume come rivelatore della verità  intima del soggetto.

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THIGH GAP – Disturbi alimentari e immagine corporea

Il Thigh Gap, ovvero il desiderio di avere gambe magrissime che unite non si toccano l’un l’altra, è considerato un fenomeno che rientra nell’ampio spettro dei Disturbi del Comportamento Alimentare.

Questa condizione è considerabile come una forma “moderna” di manifestazione del sintomo anoressico. Per il soggetto questo disagio corporeo nasconde la propria radice in problematiche che andrebbero ricercate al di là dell’immagine corporea.

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COMUNICARE L’INDICIBILE – L’atto del silenzio

Non tutto passa attraverso la parola e c’è bisogno di dare un posto a questo indicibile, a questa verità  impossibile a dirsi, c’è bisogno di dargli un posto affinché si produca qualcosa di diverso da un sintomo, affinché non rimanga incistata nel corpo o nel pensiero.

Come comunicare ciò che non può dirsi? Shhhh. Silenzio!

Il silenzio non è mai da intendersi come un’assenza. E un gesto, un atto, è qualcosa che va al di là  della parola: “Il suo silenzio valeva più di mille parole”.

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IL PESO DEL CORPO: l’obesità per la psicoanalisi

Qualche tempo fa una paziente mi ha posto la seguente domanda: cosa ci fa lo psicologo nella cura dell’obesità?

Effettivamente credo sia una bella domanda, legittima soprattutto laddove l’obesità è sempre stata trattata da un punto di vista medico e non solo per le complicanze ad essa legate.

In effetti, se consideriamo l’obesità come disturbo, un disturbo del corpo, è il medico o il dietologo o il chirurgo, la figura preminente per il trattamento, per la cura che secondo questo orientamento cercherà di riequilibrare un rapporto alterato con il cibo, cercherà di educare o rieducare un comportamento.

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